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Dedicato a…

(nome di fantasia) Marco (ma soprattutto a tutti noi)

  27/01/2022

Di Redazione

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Il titolo, che spiegheremo meglio in corso d'opera, fa da incipit al format della nostra testata per la Giornata della Memoria 2022. La griffa, purtroppo, in senso negativo. 

Marco è un dodicenne della provincia livornese in cui storicamente la comunità israelitica è componente non millesimale. 

Per preparare adeguatamente la testimonianza della giornata, dedicata per legge e per accreditamento sempre più vasto nella coscienza popolare, due quindicenni del posto bulle (versione quote rosa della violenza) hanno ritenuto bene brutalizzarlo; appellandolo “sporco ebreo”, colpendolo con pugni, calci e sputi, inneggiando ai forni crematori. 

La scena è avvenuta in ore lucane, in centro abitato, alla presenza di numerose persone (che si sono guardate bene dall'intervenire). 

Non sappiamo se più per vigliaccheria o condivisione del gesto. Vedrete che, quando si sapranno particolari più dettagliati sulle autrici e sulle loro ascendenze, qualche papa (come è avvenuto nel contesto della recente violenza perpetrata a danno di una minorenne, quando il padre di un violentatore azzardò: normale che al festino ci fosse alcool), metterà in campo uno scampolo di giustificazionismo. Non solo come attenuante dell'esecrando gesto in capo al proprio pargolo, ma come non del tutto fallibile tentativo di bucare la sintonia con un sentire diffuso. 

Sicuramente siamo in presenza di un “picco” di testimonianza delle pulsioni più bieche endemicamente presenti nei costumi e nei convincimenti di aliquote non esattamente irrilevanti dell'opinione pubblica e del “pensiero” organizzato. 

Nelle ultime ore si ha notizia di una performance a mezzo social con cui la creme no vax ha esternato: “Il ministro Speranza è ebreo, è un sionista. Finché Speranza sarà ministro della Salute, non avrete speranze di uscire da questo incubo". 

Siamo certi di non proferire una novità assoluta. Ma siamo in presenza di una tendenza di speech e di permormances nell'associare un inappellabile vituperio alla simmetria con qualsiasi cosa che richiami l'ebraismo, l'Olocausto, Israele e con l'ovvia specularità in positivo dei protagonisti storici dell'antisemitismo.  

Sicuramente questa “cultura” si rifà al carico di sospensione della democrazia del 900, che continua ad integrare la distruzione fisica degli avversari politici e le discriminazioni razziali e religiose. 

Difficile stabilire in queste esternazioni se facciano più pena o paura. 

Il fatto che vengano manifestate prevalentemente in fasce d'età giovanili, a margine della vita scolastica e degli eventi conviviali o sportivi, non può non suonare come campanello d'allarme. Soprattutto, per quanto si riferisce ad un doveroso tagliando sull'efficacia della Giornata della memoria. 

Azzardiamo che se anche ci fossero 365 giornate della memoria all'anno non ci sarebbe certezza di risultati meno demoralizzanti nella mission. Indubbiamente non ci si può appellare ad un maggiore rigore sanzionatorio. Perché il perno della questione risiede principalmente in un più vasto progetto educativo; avviato nel circuito scolastico ma dilatato a tutte le occasioni ed espressioni comunitarie. 

Negli anni scorsi è cresciuto nel nostro territorio e, soprattutto, nella rete scolastica, un forte e virtuoso progetto educativo. Che, attraverso i “viaggi della memoria” e l'apertura dell'insegnamento alle contiguità dell'educazione civica, ha indicato grandi orizzonti di crescita civile e culturale. 

Gli indotti della pandemia hanno solo, osiamo sperarlo, rallentato tale percorso. Della cui validità diamo atto al corpo insegnante/educante e agli studenti. 

Qualche tempo fa, il rappresentante della comunità ebraica di Mantova Emanuele Colorni, sottolineava “In ebraico ricordare non significa solo fare memoria ma anche operare, farsi parte attiva per evitare che quanto accaduto si ripeta”. Noi aggiungiamo: Mai abbassare la guardi verso l'antisemitismo, il razzismo, l'intolleranza. 

Con l'edizione di oggi apriamo il format del 27 gennaio. Pubblichiamo di seguito l'intervento di Giuseppe Azzoni, dirigente dell'ANPI, mentre nella nostra gallery presentiamo uno scritto di Sante Gerelli, l'appello di Vanessa Azzoni, presidente dell'ANPI di Gussola, e la locandina dell'iniziativa della Fondazione Galmozzi di Crema. Nei prossimi giorni torneremo sull'argomento, pubblicando un reportage postumo della partecipazione alla cerimonia di inaugurazione del Padiglione Italia di Auschwitz. (e.v.)

Giornata della memoria 2022 

Anche in questo 27 gennaio 2022 dobbiamo rinsaldare la convinzione che la “giornata della memoria” non può ridursi a formale rito di ricorrenza annuale. Essa è in effetti una preziosa e vitale occasione etica, culturale, umana e politica per dedicarci con l'intelligenza e col sentimento ad una sempre più solida ed approfondita conoscenza, riflessione, divulgazione di ciò a cui la giornata è dedicata. Cioè la storica esperienza di una immane tragedia attuata dal nazismo. Rimestando, per fanatismo ideologico e strumentalismo politico, antichi pregiudizi e novelle supponenze razziali pseudoscientifiche si affermò in Germania il programma politico di Hitler che divenne azione di governo e macabro orrendo progetto “industriale” di sterminio. Progetto che dalla Germania dilagò in Europa trovando collaboratori e complici nell'Italia fascista ed altrove. Ne derivarono persecuzioni, umiliazione, spoliazioni, sofferenze, aberrazioni e la morte per oltre 7 milioni di vittime: uomini, donne, bambini di cui 6 milioni di ebrei. 

Dunque è ben necessario che di ciò si mantenga e coltivi memoria e vigile coscienza, non solo perché è nostra storia (storia recente!) ma perché vediamo tornare in diverse forme pericolosi ed intollerabili rigurgiti di questa storia. Dai negazionismi alle giustificazioni fino ad esaltazioni di personaggi e simboli che si rifanno al razzismo, al nazismo, al fascismo. 

Persistenti pregiudizi, ignoranza, falsità vengono divulgati ed amplificati dai nuovi modi di disinformazione creando un ambiente in cui questo verminaio può prosperare. Purtroppo non aiutano certamente le timidezze ed i ritardi (quando non i sabotaggi) ad un rigoroso contrasto, da parte delle istituzioni preposte, a questi fenomeni che feriscono il dettato costituzionale e la democrazia. 

Tutto questo peraltro non è cosa astratta e lontana nel tempo e nello spazio, per poco o per molto riguarda ogni realtà, ogni comunità per la sua storia e per il suo presente. 

Per la storia cremonese sappiamo bene che il fazioso e filotedesco fascismo farinacciano rivendicò con forza ed insistenza le leggi razziali ed ospitò uno dei peggiori arnesi del razzismo antisemita quale fu Giovanni Preziosi, stampandone e divulgandone le opere.  

Lo si fece persino con sfacciata malafede. È ben documentato e risaputo che Farinacci considerava bubbole le teorie “scientifiche” sulla razza, aveva da sempre amici e collaboratori ebrei, usava per propaganda i vecchi discorsi antigiudaici sul “popolo deicida” ma lo scopo era politico: l'alleanza coi nazisti tedeschi, era quindi compiacere Hitler ed il suo Reich. 

Gli ebrei cremonesi per nascita o residenza erano numericamente molto pochi: nel 1938 il Comune di Cremona ne censì 21 famiglie, in tutto 60 persone. Anche in tutta la nostra provincia erano pochi e dopo le leggi razziali molti se ne andarono: una fonte ne ha calcolato 48 in tutto nel periodo della guerra! Erano pochissimi ma il baccano e le misure burocratiche antisemite furono enormi (quanto immotivate), Farinacci voleva fare il primo della classe agli occhi dei tedeschi.  

Quando la neonata RSI nel novembre 1943 dichiarò gli ebrei come “stranieri di nazionalità nemica” si catturò qualche ebreo e li si rinchiuse, scena penosa, nel canile municipale in quel di Porta Mosa. Ma sotto sotto il ras assicurò anche protezione a qualche ebreo “amico”. Per qualcuno andò bene, non per la sua segretaria Jole Foà, ebrea, che scoperta e segnalata fu lasciata a sé stessa e finì ad Auschwitz per morire nel gennaio '45. 

I cremonesi, per nascita o per adozione, deportati che morirono nei lager, sommando ebrei ed oppositori politici, furono per i nomi individuati su varie fonti, circa 90. Di essi 12 gli ebrei, pur essendo pochissimi quelli presenti nel nostro territorio.  

È dunque importante e meritoria l'azione di tutti i soggetti che si adoperano perchè tutto ciò non si perda nella nebbia ma rimanga ben presente.  

Le iniziative nella giornata e dopo non sono poche, nonostante la pandemia. In particolare davvero eccezionale è il valore di quanto si fa nelle nostre scuole e con i “viaggi della memoria” che Ilde Bottoli con dirigenti scolastici, insegnanti ed Istituzioni, organizzano ogni anno con numerosi studenti. Il suo lavoro ed il volume di Ilde e Francesco Pinzi sono in questi giorni valorizzati in rete nazionale da Mario Molinari nella sua rubrica “Altre storie”.

Giuseppe Azzoni

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